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Imprenditori, “sfida” Marocco-Cina

01/09/2008

Se fossimo alle Olimpiadi (per usare la stessa metafora di Unioncamere), potremmo dire che la classifica degli “Ori” è vinta dai cittadini cinesi.

Se fossimo alle Olimpiadi (per usare la stessa metafora adottata da Unioncamere), potremmo dire che la classifica degli “Ori” è vinta dai cittadini cinesi, ma il medagliere numericamente più ricco è prerogativa dei cittadini marocchini. La “sfida” riguarda la vivacità delle imprese individuali degli immigrati non comunitari nel contesto italiano. La speciale classifica è resa possibile dai dati raccolti da Unioncamere. Alla fine di giugno, il Registro delle imprese delle Camere di Commercio ha rilevato la presenza in Italia di 234.175 imprese individuali con titolare immigrato da Paesi non Ue, l’84,3% in più rispetto al dato rilevato a giugno del 2003, corrispondenti in valore assoluto ad una crescita dell’imprenditoria immigrata non comunitaria di 107.111 unità in cinque anni. In tale quadro “la Cina – afferma Unioncamere – è sugli scudi non solo nelle sfide di Pechino, ma anche nella gara tra gli imprenditori immigrati che operano in Italia per numero di settori presidiati: sono loro, infatti, a primeggiare in 6 su 20 dei principali settori economici in cui, nel nostro Paese, risultano operanti imprenditori immigrati.” I cinesi hanno dimostrato particolare capacità di penetrazione sia settoriale che territoriale: presenti in tutte le 104 province italiane con 31.355 attività, i cinesi sono leader nel commercio all'ingrosso, nei ristoranti, nella confezione di vestiario, nell’industria tessile, nella fabbricazione di gioielli e bigiotteria e nella lavorazione del cuoio. Al secondo posto dell'ideale medagliere tra imprese c’è il Marocco (primatista in 5 settori) che però, con poco più di 40mila piccole imprese, può vantare la comunità d'affari straniera in assoluto più numerosa attiva in Italia, anch'essa distribuita in tutte le province. Le attività imprenditoriali in cui primeggiano i cittadini marocchini vanno dal commercio al dettaglio ai trasporti, dai servizi alla persona a quelli postali e di telecomunicazione, alla fabbricazione di prodotti in metallo. Ma Unioncamere offre anche i dati sulla presenza di imprese individuali avviate da non comunitari nelle singole Regioni e nelle città. In Trentino-Alto Adige si contano 2.898 imprese di cittadini extra Ue, con un'incidenza del 4,3% sul totale. In provincia di Trento queste imprese sono 1.755, il 5,7% del totale; a Bolzano sono invece 1.143, il 3,1 % del numero complessivo di imprese. Più in generale, le Regioni in cui si registra la presenza maggiore in termini assoluti di imprese immigrate sono Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto e Lazio. Nel quadro generale italiano, l'imprenditoria immigrata rappresenta il 6,8% del totale delle piccole imprese individuali, assumendo crescente rilievo nella trasformazione del tessuto imprenditoriale del Paese, soprattutto alla luce della storica tendenza alla contrazione del numero delle piccole imprese. La diffusione dell’imprenditoria immigrata, quindi, si va sempre più configurando come un fenomeno di tipo strutturale dell'economia italiana. Le imprese avviate da cittadini non comunitari si concentrano in settori tradizionali generalmente a basso o bassissimo costo di ingresso nel mercato, con mestieri che molti italiani tendono ormai a “scartare”. Al fenomeno dell'imprenditoria straniera, con particolare riferimento alla realtà trentina, il Cinformi ha dedicato la video-inchiesta “Protagonisti inattesi”.

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Pubblicato il: Martedì, 07 Ottobre 2008 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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