20/01/2014
Le proposte si basano su quanto rilevato nel corso delle visite nell’ambito del progetto PraesidiumImmigrazione, la “ricetta” dell'Oim
“10 proposte per il miglioramento della gestione del fenomeno migratorio in Italia, con particolare attenzione alle problematiche e alle controversie che suscita l’immigrazione irregolare”. Le proposte arrivano dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) di Roma e si basano su quanto rilevato dai funzionari dell’organizzazione nel corso delle visite condotte nel 2013 nell’ambito del progetto Praesidium. Il progetto è stato finanziato dal ministero dell’Interno italiano e realizzato dall’Oim insieme a Unhcr, Save The Children e Croce Rossa italiana in tutti i Cie (centri di identificazione) d’Italia. Le riflessioni dell’Oim nascono al contempo da un confronto con le altre legislazioni europee e internazionali.
Le proposte dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni spaziano dall’abrogazione del reato di ingresso e soggiorno illegale alla riduzione dei tempi di trattenimento nei Cie, dall’abolizione della pratica che porta il detenuto straniero a fine pena ad un nuovo periodo di trattenimento e identificazione nei centri di identificazione fino alla promozione dei programmi di rimpatrio volontario assistito o alla stesura di un codice di comportamento nella gestione dei CIE.
Le dieci proposte dell'Oim:
1. Abrogazione del reato di ingresso e soggiorno illegale: si tratta di un fattispecie criminosa che non ha avuto alcun impatto sull’aumento del numero dei rimpatri effettuati. Al contrario ha causato un appesantimento del lavoro delle Questure e dell’apparato giudiziario. Il reato di immigrazione clandestina, introdotto con la legge 94/2009 (“Pacchetto Sicurezza”) non ha contribuito in alcun modo ad aumentare il numero delle espulsioni effettuate, basti pensare che nel 2008 i migranti espulsi sono stati 4.320 su 10.539 i tra quelli transitati nei Centri di Identificazione ed Espulsione (Cie) mentre nel 2010 il numero di stranieri espulsi è stato pari a 3.399 migranti su 7.039 transitati nei Cie.
2. Identificazione degli stranieri autori di reato in carcere. La maggior parte dei migranti che ha commesso dei reati comuni (cessione di stupefacenti, furti, rapine ecc..) non viene rimpatriata dal carcere ma trasferita, a fine pena, nei Cie e sottoposta ad un ulteriore periodo di trattenimento. Occorre prevedere un sistema di identificazione e cooperazione con i Consolati dei paesi di origine dei migranti già durante il periodo di detenzione in carcere.
3. Riduzione del trattenimento nei Cie al periodo strettamente necessario all’identificazione e il rilascio del migrante (con contestuale emissione di un permesso di soggiorno temporaneo) nel caso in cui sia chiaro che l’identificazione non può avere luogo per cause non imputabili allo straniero.
4. Effettiva applicazione della Direttiva Europea sui Rimpatri con la promozione della partenza volontaria e la cancellazione automatica del divieto di reingresso nel caso di collaborazione all’identificazione dell’immigrato che si trovi nel Cie. L’Oim è pronto a condividere anche altre pratiche alternative alla detenzione già poste in essere da altri paesi come l’istituzione di un garante,
la previsione di garanzie finanziarie specifiche, ecc...
5. Promozione di programmi di ritorno volontario assistito e reintegrazione per i migranti irregolari che non abbiano commesso reati. Tale misura permette – specialmente in un periodo di crisi economica – di supportare quanti desiderano tornare nel proprio paese di origine e garantire la sostenibilità della loro scelta.
6. Recepimento della Direttiva Europea sui Rimpatri nella parte in cui prevede il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi caritatevoli per coloro che sono particolarmente vulnerabili (casi psichiatrici, malati o immigrati che stanno in Italia da molto tempo).
7. Elaborazione di un codice che regoli la vita degli immigrati all’interno del Cie e che eviti criticità quali l’ozio forzato, la comunicazione con l’esterno , le visite dei propri familiari e renda il loro trattamento uniforme su tutto il territorio nazionale.
8. Possibilità di prevedere una diversificazione dei soggetti che forniscono i servizi (in particolare l’assistenza legale e sanitaria) all’interno dei centri, così da garantire un maggiore controllo sulla gestione dei centri e un miglioramento degli standard qualitativi dei servizi resi e la garanzia che gli operatori giuridici coinvolti nelle procedure di espulsione (inclusi giudici e avvocati) siano opportunamente formati.
9. Promozione di criteri di trasparenza e accessibilità ai centri attraverso l’accesso di organizzazioni di tutela che possano fornire assistenza legale e psicosociale (con particolare riguardo alle vittime di tratta e ai minori non accompagnati).
10. Nomina di un ente/soggetto terzo di garanzia che vigili sul rispetto dei diritti dei migranti e che possa segnalare criticità e formulare proposte per il miglioramento del sistema. Per poter garantire una maggiore trasparenza nella gestione dei centri e una uniformità di trattamento dei migranti a livello nazionale, l’Oim ritiene opportuno prevedere l’istituzione di una figura di garanzia terza che, come già avviene per i detenuti in carcere, possa monitorare il rispetto dei diritti fondamentali dei trattenuti e la corretta applicazione del codice di regolamentazione su tutto il territorio nazionale, oltre che occuparsi di specifici casi vulnerabili. Tale ente dovrebbe avere una comprovata esperienza in materia di immigrazione e asilo e nella gestione delle tematiche relative alla tutela delle persone private della libertà personale.