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Immigrazione, la “foto” di Caritas/Migrantes

27/10/2011

“Oltre la crisi, insieme” è il tema prescelto per la XXI edizione del rapporto

Presentazione a Trento e in contemporanea in tutta Italia oggi, 27 ottobre, per il Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes. Il tema prescelto per la XXI edizione del rapporto è “Oltre la crisi, insieme”. Di seguito una sintesi dei dati contenuti nel volume.

L’immigrazione nel mondo
Nell’ultimo decennio è stato sottratto alla povertà estrema mezzo miliardo di persone, ma è di un miliardo e mezzo il numero di quelle che vi sono ancora soggette. Il reddito pro capite è di 33.400 dollari nel Nord e 6.200 al Sud. Negli ultimi dieci anni gli immigrati nel mondo sono aumentati di 64 milioni, arrivando a 214 milioni (dato Oim), di cui 4,2 di italiani e 3,7 di studenti stranieri. Nel 2009 sono 32,5 milioni i residenti con cittadinanza straniera nell’UE a 27 (6,5% della popolazione), mentre altri 14,8 milioni sono diventati cittadini dei paesi di accoglienza (attualmente nella misura di 776mila l’anno), per cui quasi un decimo della popolazione europea non è nata sul posto. Secondo le statistiche dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati sono 15,4 milioni i rifugiati nel mondo (4 su 10 nei paesi in via di sviluppo), 850mila i richiedenti asilo, e 358mila le domande d’asilo, di cui 10mila in Italia. Nel futuro cambieranno gli scenari migratori e, a causa della diminuzione della popolazione in età attiva, la Cina sarà il massimo polo di attrazione migratoria, così come continuerà a esserlo l’Europa.

L’aumento numerico e l’inserimento occupazionale In Italia
Nel 1861, anno dell’Unità, gli stranieri erano 88.639 (incidenza dello 0,4% sulla popolazione residente); oggi sono 4.570.317 su 60.650.000 residenti, circa 50 volte in più (incidenza del 7,5%). Nonostante la crisi, l’aumento è stato di 335.258 residenti nel 2010. Se si tiene conto di circa altri 400mila cittadini stranieri, regolarmente presenti ma non ancora registrati in anagrafe, si tratta di quasi 5 milioni di persone, come lo scorso anno. Nel frattempo, pero, centinaia di migliaia di persone hanno perso l’autorizzazione a rimanere in Italia, perché sono scaduti ben 684.413 permessi di lavoro (2/3 per lavoro e 1/3 per famiglia). Viene anche accreditata la presenza di circa mezzo milione di persone in posizione irregolare. I rimpatri forzati (16.086 nel 2010) arrivano a costare, nel complesso, fino a 10mila euro l’uno. I costi dei rimpatri, dei Cie e delle carceri e l’impossibilità di avere frontiere ermetiche (ogni giorno entrano in Italia 200mila persone) inducono a incentivare i flussi regolari.

L’inserimento sociale in Italia
Da una parte, sono numerosi gli indicatori di un positivo inserimento. Tra il 1996 e il 2009 sono stati 257.762 i matrimoni misti (21.357 nell’ultimo anno, 1 ogni 10 celebrati). Nel 2010 i casi di cittadinanza sono stati 66mila. I minori figli di immigrati sono quasi 1 milione, ai quali si aggiungono si aggiungono 5.806 minori non accompagnati (senza contare i comunitari). Le persone di seconda generazione sono quasi 650mila, nate sul posto ma senza cittadinanza. Gli iscritti a scuola nell’anno scolastico 2010-2011 sono 709.826 (incidenza del 7,9% sulla popolazione studentesca, e ancora più alta nelle materne e nelle elementari). Gli universitari stranieri ammontano a 61.777 (3,6% del totale). L’interesse all’apprendimento dell’italiano è diffuso, ma negli esami sostenuti per il rilascio del permesso di soggiorno per lungoresidenti, è stata molto differenziata la percentuale dei bocciati (3,5% a Roma e 34% a Padova). D’altra parte, non mancano gli indicatori di disagio, ad esempio a livello abitativo (è coinvolto il 34% degli immigrati rispetto al 14% degli italiani) e sono numerosi i casi di discriminazione segnalati all’UNAR (540 casi pertinenti in diversi ambito della vita sociale, dagli uffici pubblici ai media).

Quale lettura dell’immigrazione?
È ricorrente la domanda se, in un paese in cui lo sviluppo va a rilento e sono state perse centinaia di migliaia di posti di lavoro, l’immigrazione possa essere ancora d’aiuto. La popolazione immigrata è più giovane (32 anni, 12 in meno degli italiani), incide positivamente sull’equilibrio demografico con le nuove nascite (circa un sesto del totale) e sulle nuove forze lavorative, è lontana dal pensionamento e versa annualmente oltre 7 miliardi di contributi previdenziali, assicura una maggiore flessibilità territoriale e anche la disponibilità a inserirsi in tutti i settori lavorativi, crea autonomamente lavoro anche con i suoi 228.540 piccoli imprenditori, si occupa dell’assistenza delle famiglie, degli anziani e dei malati, sta pagando più duramente la crisi in termini di disoccupazione e complessivamente rende più di quanto costi alle casse dello Stato. Gli immigrati in generale, e in particolare gli oltre 2 milioni di lavoratori, si attendono non solo di essere percepiti nella loro consistenza numerica ma anche di essere apprezzati per la positiva funzione esercitata, che va completata con più ampi spazi di partecipazione.

Il quadro trentino

Al 1 gennaio 2011: 48.622 stranieri residenti in provincia, pari a oltre il 9% della popolazione.

Rispetto all’anno precedente: saldo positivo, ma relativamente basso (+ 2.500 unità circa), dovuto ai ricongiungimenti familiari, alle nuove nascite e alla mobilità interna, prima che ai nuovi ingressi per lavoro.

Tasso di “immigrazione interna” relativamente elevato.

Distribuzione sul territorio capillare, ma profonda differenziazione interna ai vari flussi migratori (per: genere, età, anzianità migratoria, occupazioni prevalenti).

Età media: 31 anni, contro i 42 della generalità dei residenti; 25% sono minorenni.

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Pubblicato il: Giovedì, 27 Ottobre 2011 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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