27/10/2022
"Conflitti, clima e Covid-19 tra i fattori chiave per comprendere le migrazioni contemporanee"
27/10/2022
"Conflitti, clima e Covid-19 tra i fattori chiave per comprendere le migrazioni contemporanee"“Le ‘3 C’ di conflitti, clima e Covid-19 sono tra i fattori chiave per comprendere le migrazioni contemporanee”. Lo afferma il Centro Studi e Ricerche IDOS, che a fine ottobre 2022 ha presentato la nuova edizione del Dossier Statistico Immigrazione, realizzato in collaborazione con il Centro Studi Confronti e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”. Di seguito, la sintesi del quadro mondiale, europeo, italiano e trentino che emerge dal volume.
L’immigrazione nel mondo
Secondo i dati più recenti, nel mondo i migranti – le persone che vivono fuori dal Paese di residenza – ammontano a 281 milioni (1 ogni 30 dei 7,9 miliardi di abitanti della Terra), dei quali 169 milioni sono lavoratori. A loro volta i migranti forzati, compresi gli sfollati interni, hanno raggiunto, alla fine del 2021, gli 89,3 milioni (di cui 53,2 milioni sfollati interni, 21,3 milioni rifugiati, 5,8 milioni rifugiati palestinesi del 1948 e loro discendenti, 4,6 milioni richiedenti asilo e 4,4 milioni venezuelani fuggiti all’estero); ma già a maggio 2022 hanno superato i 100 milioni, soprattutto a causa dell’alto numero di persone in fuga dalla guerra scoppiata, il 24 febbraio, in Ucraina (nel complesso più di 14 milioni a fine settembre 2022).
Le rimesse degli immigrati verso i Paesi di origine (605 miliardi di dollari nel 2021, +7,6% rispetto all’anno precedente) rappresentano, per le economie più deboli, una risorsa estremamente preziosa.
Migrazioni in Europa
Nonostante una consistente contrazione della mobilità umana rispetto al periodo pre-pandemia, nel corso del 2020 i flussi migratori hanno portato la popolazione straniera residente nell’Ue a 37,4 milioni, di cui 13,7 milioni comunitari, per un’incidenza dell’8,4% sulla popolazione totale. Il 70% degli stranieri residenti in Ue a fine 2020 vive nei 4 principali Paesi comunitari di immigrazione: Germania (10.585.053), Spagna (5.368.271), Francia (5.215.225) e Italia (5.171.894). Considerando i nati all’estero, che includono i sempre più numerosi naturalizzati, il numero lievita a 55,4 milioni.
Nel 2021 l’immigrazione irregolare verso l’Ue è risalita ai livelli pre-pandemici, con quasi 200.000 ingressi (+57% rispetto al 2020 e +38% rispetto al 2019). La rotta principale è tornata ad essere quella del Mediterraneo centrale (67.724 attraversamenti), la più battuta insieme a quella dei Balcani occidentali (61.618).
Il quadro italiano
Sono quasi 5,2 milioni i residenti stranieri in Italia, con un’incidenza sul totale della popolazione che sfiora il 9,0%: 5.193.669 e 8,8% secondo il dato provvisorio del 2021 (in linea con le risultanze del Censimento del 2020 che ha fotografato una presenza di 5.171.894 persone). I dati consolidati del 2020 attestano che per quasi la metà (47,6%) i residenti stranieri sono europei e, in particolare, per oltre un quarto (27,2%) sono cittadini comunitari. Con quote tra loro simili, di oltre un quinto, seguono asiatici (22,6%) e africani (22,2%), soprattutto originari dei Paesi mediterranei (13,3%), mentre gli americani sono il 7,5%. Percentuali alquanto esigue riguardano gli apolidi e i cittadini dell’Oceania.
Tra le 198 collettività presenti, le prime cinque coprono da sole il 48,4% di tutti i residenti stranieri: i più numerosi si confermano i romeni (1,1 milioni: 20,8%), seguiti da albanesi (433mila: 8,4%), marocchini (429mila: 8,3%), cinesi (330mila: 6,4%) e ucraini (236mila: 4,6%).
La componente femminile resta leggermente prevalente (51,2%), similmente a quanto si rileva tra la popolazione italiana (51,3%), ma rilevanti sono le differenze nella ripartizione per età: l’età media degli stranieri è di 34,8 anni, quasi 12 in meno rispetto agli italiani (46,5 anni), e gli ultra60enni sono circa il 9% tra i primi a fronte di quasi un terzo degli italiani.
Il quadro in Trentino
Secondo i primi dati provvisori dell’Istat, al 31 dicembre 2021 la popolazione straniera residente in provincia di Trento scende a 48.726 unità, con una contrazione di 539 residenti rispetto ai dati censuari del 2020 (-1,1%). L’incidenza straniera sul totale dei residenti è pari al 9,0%, un valore ancora inferiore sia a quello del Nord-Est (11,2%) che a quello della provincia di Bolzano (10,6%). Comparato a quello di cinque anni fa, il numero dei residenti stranieri è aumentato di circa 3.000 unità, alimentato più dalla componente maschile che da quella femminile; quest’ultima, comunque, continua a prevalere, seppur di poco sul totale (52,2%).
Nel generale bilanciamento di genere, tuttavia, rimangono importanti squilibri interni ad alcune delle principali collettività, come conferma la lettura dei dati consolidati di fine 2020: basti citare, da una parte, i cittadini del Pakistan, maschi in circa due casi su tre e, dall’altra, gli ucraini, dove la componente femminile raggiunge quasi il 75%, come cinque anni prima, nonostante si tratti, in molti casi, di una presenza stabilizzata e radicata.
I dati censuari del 2020 consegnano poi, per quanto riguarda le nazionalità più numerose, il solido primato della collettività romena (che rappresenta il 22,5% dei residenti stranieri), seguita da quella albanese (11,4%) e marocchina (7,7%). Unione europea (30,8%) ed Europa centro-orientale (30,3%) sono le aree geografiche più rappresentate; quote significative spettano anche all’Africa settentrionale (11,1%) e all’Asia centro-meridionale (10,4%).
Rispetto alla distribuzione della popolazione per età, i dati provvisori del 2021 indicano che i minorenni (circa 10mila) sono un quinto del totale dei residenti stranieri (contro una quota che nella popolazione complessiva, italiana più straniera, si ferma al 16,8%). Il numero più cospicuo di residenti stranieri (circa 11mila) si colloca nella classe d’età 30-39 anni, in corrispondenza della quale l’incidenza degli stranieri sulla popolazione totale assume il valore più elevato (18,1%). Anche nella fascia 0-5 anni il peso degli stranieri (14,5%) supera abbondantemente quello medio provinciale (9,0%), mentre è ancora marginale nelle classi di età più avanzate (2,3% sul totale degli ultra64enni).
Per approfondire: sito di IDOS