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Immigrati, busta paga “leggera”

03/08/2012

In Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Veneto le differenze di stipendio sono meno marcate

E' “leggera” la busta paga dei nuovi itaiani, soprattutto se paragonata a quella dei lavoratori “autoctoni”. A mettere in luce il dato è uno studio della Fondazione Leone Moressa, impegnata tra l'altro nello studio e nella ricerca nel campo dell'immigrazione in Italia.
In media un dipendente straniero percepisce in Italia 973 € al mese, 316 € in meno di un dipendente italiano (il 24,5% in meno). Nelle regioni settentrionali, soprattutto del Nordest (Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Veneto) la busta paga è “più ricca” e vi è un minor differenziale con gli italiani.
Tornando al quadro nazionale, le donne straniere guadagnano mediamente 790 € al mese; non si registrano, nel complesso, significativi vantaggi salariali per gli stranieri più istruiti, mentre vi sono migliori retribuzioni per chi lavora nei settori della manifattura e nelle costruzioni e più basse per chi opera nei servizi alle persone e alle imprese.
Accanto ai dati, la Fondazione Moressa fornisce anche una chiave di lettura dello studio.
“La disparità salariale tra stranieri e italiani – afferma la Fondazione – non deriva esclusivamente dall’origine immigrata dei dipendenti, quanto da elementi che, combinati, determinano uno svantaggio salariale: la professione ricoperta dagli stranieri, la loro bassa qualifica, l’occupazione nei settori di attività dalla più bassa produttività in cui sono impiegati, l’età giovane della manodopera, non permettono di raggiunge una sufficiente anzianità retributiva. Bisogna inoltre considerare – aggiunge però la Fondazione – che il lavoro per gli stranieri è la condizione necessaria per avere e per rinnovare il permesso di soggiorno. Questo legame indissolubile può portare all’accettazione da parte del lavoratore di condizioni occupazionali marginali, poco tutelate e, in alcuni casi, anche sotto pagate. Il problema del differenziale retributivo – conclude la Fondazione – si fa più evidente specie in questo momento di crisi, dato che gli stranieri difficilmente possono contare su fonti di guadagno alternative al reddito da lavoro o sul supporto dato dalle reti familiari. Tutto ciò rischia di rallentare i processi di inserimento sociale ed economico degli stranieri che lavorano e vivono nel nostro Paese.”

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Pubblicato il: Venerdì, 03 Agosto 2012 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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