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Il Trentino incontra l'Ungheria

03/06/2010

In programma anche una serie di incontri dedicati al turismo e alle collaborazioni economiche

"Investire in cultura è un modo per tornare a crescere". Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento, ha concluso così stamani (3 giugno) la conferenza che ha presentato in anteprima alla stampa la mostra che la Galleria nazionale d'Ungheria a Budapest dedicherà per i prossimi tre mesi a Fortunato Depero ed al suo "Futurismo magico-meccanico".
L'iniziativa, curata dal Mart oggi rappresentato nella capitale ungherese dal suo presidente, Franco Bernabè e dalla sua direttrice, Gabriella Belli, si inserisce in un quadro di proposte promosse dalla Provincia autonoma di Trento e dall'Ambasciata d'Italia a Budapest in collaborazione con Trentino Spa, Istituto nazionale per il Commercio estero, ENIT e Camera di Commercio e voluto per sviluppare comuni percorsi nel campo del turismo ed economico in genere.
La mostra, come ha ricordato l'ambasciatore Gian Battista Campagnola, si inaugura in un giorno molto importante per il nostro Paese ed al taglio del nastro, questa sera, è annunciata la presenza del ministro alla cultura ungherese. Chiuderà in un giorno di festa nazionale in Ungheria, "segnale benaugurante" ha detto Dellai che ha ricordato agli ospiti la specificità dell'Autonomia trentina che crede con convinzione negli investimenti in cultura e conoscenza.
Una cultura - ha aggiunto Dellai - che ha sempre aiutato ad aprirsi, ad interagire fra territori. Ed ecco perché l'inaugurazione della mostra del Mart ha offerto l'occasione per organizzare una serie di incontri fra partner istituzionali e rappresentanti del mondo economico. Nel pomeriggio, introdotti dal presidente Dellai, dall'ambasciatore Campagnola e dal vicepresidente della camera di commercio ungherese, parleranno in due seminari paralleli Paolo Nicoletti (Dipartimento turismo), Paolo Manfrini (Trentino spa), Raffaele Farella (incarico speciale per l'internazionalizzazione), Rino Tarolli (Dana), Gianni Lazzari (Habitech), Rudi Oss (Dolomiti energia), Stefano Odorizzi (Tassullo spa), Adriano Dalpez (Camera commercio), Franco Bernabè (Telecom Italia), Istvàn Wimmer (Confindustria nazionale ungherese), Bozzay Andrásné (DG Turismo), Attilio Gregori (Skirama), Marlene Filippo (Apt Dolomiti Brenta Paganella) Bruno Felicetti (Apt Val di Fiemme), Stefania Oradini (Consorzio Val di Ledro), Gáspár Bíró (Agenzia nazionale turismo), Gabriella Molnár (Associazione Agenzie viaggio e tour operators). Della delegazione trentina fanno parte anche operatori del settore vitivinicolo e della distillazione e di alcuni spin off di istituti di ricerca trentini.

Biografia di Fortunato Depero (dal sito del Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto)

Fortunato Depero nasce, nel 1892, a Fondo, in Trentino, allora regione dell’impero austroungarico. La sua famiglia si trasferisce a Rovereto, quando Fortunato è ancora molto giovane e lo avvia agli studi artistici.
Nei primi anni di studio, Fortunato Depero è attratto dal grafismo della pittura nordica ed, in particolare, dalle suggestioni del simbolismo e dell’espressionismo.
Un viaggio a Firenze, nel 1913, gli permette la frequentazione dell’ambiente che ruota attorno alla rivista “Lacerba”. Raggiunge poi Roma, dove entra in contatto con Balla, Marinetti e Cangiullo. Visita la mostra di Boccioni presso la Galleria Sprovieri e ne rimane folgorato: nelle prime opere d’ispirazione futurista Depero mostra di padroneggiare i dettati del dinamismo plastico, che lo avviano alla sperimentazione del movimento delle forme nello spazio.
Nell’aprile 1914 è invitato all’Esposizione Libera Futurista Internazionale da Sprovieri, dove partecipa il meglio dell’avanguardia: Kandinskij, Archipenko, Marinetti, Cangiullo, Balla, Martini, Prampolini, Sironi. A Roma, Depero segue l’attività del gruppo futurista partecipando attivamente alle sue iniziative.
Nel maggio del ’15 si arruola volontario, ma due mesi dopo, riformato, rientra a Roma, dove, utilizzando le tecniche e i materiali più diversi, realizza composizioni di pure forme astratte che rappresentano emozioni, suoni, percezioni visive, stati d’animo, azioni.
Nel 1916 Diaghilev, impresario dei Balletti Russi, gli commissiona la scenografia e i costumi per il balletto musicato da Strawinskij, "Le chant du rossignol", che purtroppo non verrà rappresentato. Ma grazie a Diaghilev, Depero incontra il ballerino Massine, il poeta Cocteau e molti artisti, fra cui Picasso, Larionov e la Goncharova.
Nel 1917 frequenta il poeta svizzero Gilbert Clavel, con il quale soggiorna a Capri. L’incontro con il poeta lo spinge alla sperimentazione teatrale e lo avvicina al clima magico della Metafisica, come dimostrano le illustrazioni del libro Un istituto per suicidi e la rappresentazione mimico teatrale "I Balli plastici".
Finita la guerra, Depero rientra nel Trentino, diventato, nel frattempo, italiano e a Rovereto realizza il suo sogno: aprire la Casa d’Arte Futurista, un laboratorio specializzato nelle arti applicate, nel design e nella pubblicità.
Nel 1923 viene invitato alla I Mostra d'arte decorativa nazionale a Monza, e, nel 1925, alla internazionale di Parigi, insieme a Balla e Prampolini.
Nel 1928 si trasferisce a New York, tempio della modernità per il mito futurista. Ma le difficoltà sono da subito enormi: il mercato americano, più conservatore del previsto, è, infatti, chiuso a qualunque proposta d’avanguardia. Durante il soggiorno newyorkese, svolge un'intensa attività nei settori della scenografia teatrale e della pubblicità. Nel 1930, Depero deluso e con pressanti problemi economici rientra in Italia.
Nel corso degli anni Trenta, sebbene in contatto con l’avanguardia futurista italiana, Depero, torna a vivere a Rovereto, in un sempre maggiore isolamento culturale. In questi anni, nonostante la Casa d’Arte sia chiusa da tempo, l’interesse per il settore dell’arte applicata, in Depero, rimane vivo, rafforzato anche da importanti commissioni.
Negli anni del secondo conflitto mondiale, si trasfersce a Serrada, un piccolo paese di montagna vicino a Rovereto. Dal 1947 al 1949 soggiorna nuovamente negli Stati Uniti: dopo il suo ritorno a Rovereto, si dedica alla pittura e alla realizzazione di commissioni pubbliche, come la decorazione della Sala del Consiglio Provinciale di Trento.
Nel corso degli anni Cinquanta, Depero, come i pochi futuristi rimasti fedeli ai principi teorici del movimento, vive staccato dal dibattito artistico internazionale.
Nel 1957, il Comune di Rovereto offre all’artista uno spazio pubblico e un vitalizio, a fronte del lascito di tutta l’opera ancora in suo possesso. Nel 1959, la città inaugura, così, la "Casa Museo Depero", il primo museo futurista italiano, una sorta di opera d’arte “totale”, che impegna Depero nella decorazione delle sale, nell’arredo e, naturalmente, in dipinti, arazzi, progetti d’architettura, disegni.
Fortunato Depero muore il 29 novembre 1960, tre anni dopo l’inaugurazione del museo.

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Pubblicato il: Giovedì, 03 Giugno 2010 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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