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I migranti nel mercato del lavoro italiano

18/07/2015

Nel 2014 si registrano circa 2.294.000 lavoratori immigrati con una crescita di oltre 111mila occupati

L’Italia si conferma, dopo la Germania e il Regno Unito, il terzo Paese europeo in termini di accoglienza di cittadini stranieri con 4,9 milioni di migranti e mantiene un tasso di occupazione dei cittadini stranieri superiore a quello dei lavoratori autoctoni. Complessivamente, la popolazione straniera in età da lavoro (15 anni e oltre) nel 2014 è di poco superiore ai 4 milioni di individui, dei quali 2.294.120 occupati, 465.695 persone in cerca di lavoro e 1.240.312 inattivi. A fronte della diminuzione del numero di occupati italiani di circa 23mila unità nell’arco del 2014, aumenta il numero di occupati stranieri per complessivi 111.277 lavoratori. I dati emergono dal quinto Rapporto annuale “I migranti nel mercato del lavoro in Italia” presentato recentemente alla Camera dei Deputati. Il Rapporto è stato curato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con il supporto di Italia Lavoro S.p.A.. Secondo il rapporto, la crescita dell’occupazione dei cittadini stranieri nel 2014 è particolarmente significativa nei settori dell'agricoltura (+13,8%), dell’industria (+7,6%) e del commercio (+7%). La stragrande maggioranza dei lavoratori stranieri (76,8%) svolge un lavoro alle dipendenze con la qualifica di operaio. Meno significativa è l’incidenza nel lavoro impiegatizio (8% a fronte del 35% degli italiani). E’ inoltre confermata la scarsa presenza di lavoratori stranieri tra i ruoli dirigenziali e simili: appena lo 0,9% degli occupati ha una qualifica di dirigente o quadro a fronte dell’8% degli italiani. Tutto ciò si ripercuote anche sulle retribuzioni. Poco meno del 40% dei lavoratori dipendenti UE e non UE percepisce uno stipendio fino a 800 euro e una quota analoga (39,8%) percepisce un salario al di sotto dei 1.200 euro.
La partecipazione al lavoro per buona parte dei cittadini stranieri, afferma la ricerca, è molto elevata ma con notevoli differenze interne tra le comunità di origine legate alle specializzazioni professionali e alle differenze culturali che le caratterizzano. Sono elevati ad esempio i tassi di occupazione per alcuni gruppi come filippini (80,1%), peruviani (68,2%), cinesi (67,8%), moldavi (67,8%) e ucraini (67,7%). Il rapporto evidenzia che uno degli aspetti più problematici continua ad essere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Per molte comunità, il tasso di inattività delle donne è rilevantissimo: pakistane (90%), bengalesi (80%), egiziane (74%), indiane (71%) marocchine (66%) e tunisine ( 61%).

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Pubblicato il: Giovedì, 16 Luglio 2015 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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