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“Dall'ammissione all'inclusione”

29/11/2012

Una ricerca del Cnel offre un quadro delle politiche adottate da sette Paesi europei meta di immigrazione

"Dall'ammissione all'inclusione: verso un approccio integrato?" è il titolo della recente ricerca curata dall'Organismo nazionale di coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri del Cnel e dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Lo studio analizza sette casi nazionali particolarmente significativi, ossia i cinque maggiori paesi dell’Unione europea, tanto per popolazione complessiva quanto per presenza immigrata (Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna) che insieme ospitano più del 75% degli stranieri residenti nella Ue. A questi ne sono stati affiancati due di dimensioni più ridotte, Paesi Bassi e Svezia, scelti in quanto teatro recente di sviluppi politici caratteristici e particolarmente rilevanti.
In particolare – affermano i promotori – sono stati approfondite le procedure di selezione imperniate sulla dimensione civica e linguistica, o in senso lato culturale, che già negli ultimi decenni del secolo scorso era venuta assumendo un rilievo sempre maggiore nei dibattiti pubblici in materia di integrazione e che, nel primo decennio del nuovo millennio, ha acquistato un peso crescente anche sul piano normativo.
Dalla ricerca emerge che al di là di una certa convergenza su una combinazione di misure di integrazione pre-ingresso, ovvero di condizioni di integrazione da soddisfare all’atto della richiesta del visto, e post-ingresso, che riguardano invece specifici livelli di integrazione da raggiungere una volta arrivati nel paese attraverso al frequenza di corsi di lingua e/o cultura civica, permangano importanti differenze sotto diversi profili chiave.
Innanzitutto – si afferma nella ricerca – per quanto riguarda il tipo di policies spicca l’assenza di misure pre-ingresso in Svezia e nei due paesi dell’Europa del Sud, mentre per quanto riguarda le misure post-ingresso, se quasi tutti i paesi pongono la dimostrazione di aver raggiunto un certo livello di integrazione quale condizione indispensabile per l’accesso al permesso di soggiorno permanente, ancora una volta si distinguono i paesi mediterranei, che invece, con l’Italia in testa seguita di recente dalla Spagna, richiedono una qualche prova di integrazione ai fini del primo rinnovo del permesso di soggiorno.
Secondo lo studio le diverse policy di integrazione si possono classificare in quattro ideal-tipi. Il primo è quello dell’integrazionismo statalista, che si ha quando la richiesta di assimilazione è bassa o comunque limitata ad un solo tipo di misure, post o pre-ingresso, e di queste si fa carico interamente lo Stato. È questo senza dubbio – secondo i ricercatori – il caso della Svezia e per certi aspetti anche dell’Italia, dove la richiesta di assimilazione è decisamente maggiore rispetto al caso svedese ma comunque limitata alla fase post-ingresso.
Il secondo modello, quello dell’assimilazionismo statalista vede sia una forte richiesta di assimilazione, con misure sia pre che post-ingresso, che un coinvolgimento rilevante dello Stato nell’offerta dei corsi e nella copertura dei relativi costi. Vi rientrano il caso della Francia e della Germania.
Segue – secondo lo studio – il modello dell’assimilazionismo liberista, che combina alte richieste in termini di integrazione a un totale disimpegno dello Stato nell’organizzazine dei corsi e nella copertura dei relativi costi. Caso emblematico è quello dei Paesi Bassi e per molti aspetti anche della Gran Bretagna. Infine – dicono i ricercatori – c’è il modello più soft, ovvero quello dell’integrazionismo liberista, dove una bassa richiesta di assimilazione si accompagna a una scarsa responsabilità statale. La Spagna, dove le politiche di integrazione civica appaiono ancora in fieri, si colloca al limite tra questo quadrante e quello superiore, dato che al momento la legislazione prevede solo misure post-ingresso ma la responsabilità per la loro implementazione è tutt’altro che chiara: in teoria – afferma lo studio – le policies di integrazione civica dovrebbero rientrare tra le competenze delle Comunità Autonome, ma solo Catalogna e Comunità Valenzana hanno iniziato ad attrezzarsi al riguardo.

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Pubblicato il: Giovedì, 29 Novembre 2012 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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