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“Da straniero a italiano”

09/11/2016

Ma il concetto stesso di cittadinanza si scontra con le società “liquide”

Negli ultimi anni è rapidamente cresciuto il numero di cittadini stranieri che diventano italiani: da poco più di 56mila nel 2011 a 178mila nel 2015. E’ quanto evidenzia l’Istituto nazionale di statistica, Istat, che sottolinea come da qualche anno siano anche cambiati notevolmente il profilo dei richiedenti e la tipologia di accesso alla cittadinanza italiana. Se fino al 2008 le acquisizioni per matrimonio superavano quelle per residenza, adesso si registra il contrario. Inoltre, cresce sempre più il numero di giovani immigrati che diventano italiani. Coloro che acquisiscono la cittadinanza per trasmissione dai genitori e coloro che, nati in Italia, al compimento del diciottesimo anno di età scelgono la cittadinanza italiana, sono passati da circa 10 mila nel 2011 a oltre 66 mila nel 2015. In oltre la metà dei casi i neo-italiani hanno meno di 30 anni.
Secondo l’indagine sull’integrazione delle seconde generazioni condotta nel 2015 dall’Istat, la quota di giovani immigrati che si sentono italiani sfiora il 38%; il 33% si sente straniero e poco più del 29% non si sente in grado di rispondere alla domanda. Sono notevoli le differenze di atteggiamento tra le diverse collettività: i maschi appartenenti alle collettività dell’Asia e dell’America Latina sono quelli che dichiarano più frequentemente di sentirsi stranieri (42,1% dei cinesi, 39,5% degli ecuadoriani, 38,4% dei filippini e 38,9% dei peruviani). Nel caso dei romeni è invece particolarmente elevata la percentuale di coloro che si sentono italiani (45,8%).
L’età in cui si è entrati in Italia ha un peso non irrilevante nella percezione della propria appartenenza. Tra i ragazzi arrivati dopo i 10 anni è notevolmente più elevata la quota di coloro che si sentono stranieri (quasi il 53%), mentre per i nati in Italia la percentuale di chi si sente straniero si riduce a meno del 24% (al 23,7%). La “sospensione” dell’identità riguarda comunque tutte le generazioni migratorie, oltre il 25% dei ragazzi.
L’indagine svolta – affermano i ricercatori – induce anche ad una riflessione sul significato da attribuire al termine “cittadinanza” in una società sempre più cosmopolita, in cui spostarsi è diventato molto più semplice. Ad esempio, riguardo ai progetti futuri si può riscontrare un’elevata quota, sia fra gli stranieri sia fra gli italiani, di ragazzi che vogliono vivere all’estero: rispettivamente il 46,5 e il 42,6%. Per i ragazzi che non sono nati in Italia l’intenzione prevalente, qualunque sia la generazione migratoria, è voler vivere in “un altro stato estero”. Il mutamento del senso della “cittadinanza” e dell’“appartenenza” non interessa, infatti, solo i figli di immigrati ma in generale le giovani generazioni.

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Pubblicato il: Giovedì, 10 Novembre 2016 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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