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Convivenza, la "terza via"

22/02/2011

Assimilazionismo e multiculturalismo sono falliti. Il Trentino ha scelto la strada della convivenza

Le recenti dichiarazioni della cancelliera tedesca Angela Merkel e del primo ministro britannico David Cameron hanno offerto lo spunto per approfondire un aspetto assolutamente strategico sulle modalità di accoglienza dei nuovi italiani e, nel contesto locale, dei nuovi trentini.
A tal proposito, gli esperti del fenomeno ritengono necessario individuare delle modalità di relazione piuttosto che rincorrere dei modelli. E' ormai cosa nota il fallimento di modelli europei come quello assimilazionista francese e multiculturalista olandese, tedesco e ora inglese, che hanno mostrato dei grossi limiti. Lo affermano non solo gli studiosi del fenomeno ma, come abbiamo visto in questi giorni, alti rappresentanti istituzionali di alcuni dei Paesi citati.
Bisogna quindi interrogarsi su quale sia la strada da seguire, o meglio come individuare e applicare quelle “modalità di relazione” prima menzionate. Bisogna insomma trovare una “terza via” tra i due estremi modelli: l'assorbimento dei cittadini immigrati nel modello culturale maggioritario del Paese “ospitante” con l'annullamento dell'identità culturale dei cittadini immigrati (assimilazionismo) e la “conpresenza” di diverse culture che si limitano a condividere un contesto territoriale divise in camere stagne all'interno delle quali si esprimono (multiculturalismo).
In Trentino, rispetto a queste forme di assorbimento e conpresenza si è voluto avviare un percorso di convivenza (la terza via).
Un preciso impegno programmatico in questa direzione è stato assunto con il Piano Convivenza approvato dalla Giunta provinciale. Si tratta di uno strumento pensato per favorire la convivenza e le relazioni interetniche, mettendo al centro al tempo stesso la persona e i suoi bisogni specifici. Uno straordinario sforzo per creare le condizioni necessarie alla costruzione di buone relazioni fra le diverse comunità presenti in Trentino, presupposto necessario al raggiungimento della coesione sociale.
Per esempio, nel definire le parole chiave del Piano, si sostiene che sia fondamentale “ricercare e studiare modalità di relazione tra le culture presenti in Trentino allo scopo di individuare e acquisire regole e valori comuni, pur nel rispetto della differenza...” e, ancora, che “la valorizzazione degli scambi culturali può portare a un approfondimento delle proprie radici e ad uno stimolo per viverle più a fondo, nell’ottica dell’apertura e della reciprocità, per dissolvere la paura che genera intolleranza”.
Ed è qui forse il punto chiave: quali sono i giusti investimenti per accompagnare la nostra comunità nel futuro? Intanto ci possiamo basare sull'esperienza altrui per evitare gli stessi errori.
Qual è l'errore denunciato da David Cameron? Che “sotto la dottrina del multiculturalismo di Stato, la Gran Bretagna ha incoraggiato culture differenti a vivere vite separate, staccate l'una dall'altra e da quella principale. Non siamo riusciti – dice Cameron – a fornire una visione della società alla quale gli stranieri si sentissero di voler appartenere”. Per questo, secondo il primo ministro britannico, “è il momento di trasmettere il messaggio che la vita in Gran Bretagna ruota intorno a certi valori chiave come la libertà di parola, l'uguaglianza dei diritti e il primato della legge”.
Principi, questi ultimi, che assieme alla valorizzazione delle differenze fanno parte di un più ampio bagaglio di valori che devono essere universalmente condivisi e rappresentare la base comune di ogni percorso verso la convivenza.
In Trentino la valorizzazione delle differenze non mira a dividere i cittadini di diversa provenienza, ma a unirli rafforzando il loro senso di appartenenza alla comunità in cui vivono. Ciò avviene da un lato fornendo gli strumenti per il superamento degli ostacoli che derivano dalla condizione di straniero attraverso – ad esempio – la conoscenza della lingua e della cultura italiana; dall'altro favorendo il mantenimento della propria identità. Questo duplice intervento, apparentemente contraddittorio, è finalizzato a governare con estremo senso di concretezza il fenomeno migratorio e l'impatto che esso può avere sulla comunità di accoglienza. Mettere gli stranieri nella condizione di muoversi sul territorio autonomamente conoscendo diritti e doveri della comunità in cui vivono e conservare allo stesso tempo una loro identità che rafforza il proprio sé sono condizioni indispensabili per il raggiungimento della coesione sociale.
In assenza di questi presupposti (cornice comune di valori e mantenimento delle proprie radici) i giovani immigrati di oggi, che vivono a cavallo fra la cultura d'origine e quella del Paese “ospitante” (con il rischio della cosiddetta “doppia assenza”) potrebbero domani non sentirsi parte della comunità nella quale vivono (banlieue francesi). Lo scenario da scongiurare, in particolare, è il divario avvertito dai giovani figli di immigrati tra le loro aspettative future e le possibilità di realizzazione che la comunità in cui vivono riconoscerà loro.
Il tema delle “seconde generazioni di immigrati” rappresenta quindi una delle principali “sfide” della convivenza. Per questo motivo la Provincia organizza e promuove una serie di iniziative rivolte anche all’incontro fra ragazzi italiani e non. Per questo è importante favorire, attraverso i progetti che vengono organizzati da anni sul territorio provinciale, un confronto sia con i giovani di diversa provenienza che si trovano nella stessa condizione di duplicità culturale, sia con gli altri coetanei per condividere le tematiche legate alle migrazioni.
In conclusione, sul tema del multiculturalismo la riflessione del professor Maurizio Ambrosini contenuta nel Rapporto immigrazione del Cinformi ci offre una lucida analisi sulle diverse strategie messe in campo dai Paesi occidentali di fronte al fenomeno migratorio.
Ambrosini sottolinea, tra l'altro, il potenziale di innovazione delle politiche locali, che discostandosi dall’impostazione prevalente a livello nazionale possono configurare opportunità e spazi di integrazione a livello territoriale.
Il curatore del Rapporto immigrazione aggiunge che a livello locale – non riferendosi al caso trentino – l’attivazione delle istituzioni pubbliche e delle società civili mescola in gran parte dei casi elementi assimilativi con elementi multiculturali. Il Trentino, invece, secondo Ambrosini, con la sua autonomia istituzionale, può esprimere una significativa potenzialità innovativa nel raggiungimento di “forme locali di cittadinanza”. E' proprio questo l'obiettivo che, attraverso il Piano Convivenza, il Trentino intende raggiungere.

Lia Giovanazzi Beltrami
Assessore alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza della Provincia autonoma di Trento

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Pubblicato il: Martedì, 22 Febbraio 2011 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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