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“Colf d’Italia”

21/11/2011

Oggi le stime parlano di oltre 1 milione e mezzo di lavoratrici(ori) domestici, la maggior parte donne straniere

“Colf d’Italia. 150 anni di lavoro domestico per raccontare l’Italia che cura” è il titolo di un convegno svoltosi recentemente a Roma e organizzato da Acli Colf, l’associazione professionale delle Acli che da oltre 60 anni si occupa della tutela e della promozione sociale delle lavoratrici domestiche, italiane e straniere.
Oggi le stime parlano di oltre 1 milione e mezzo di lavoratrici e lavoratori domestici, la maggior parte donne straniere, ma anche le italiane in questi anni di crisi si stanno riavvicinando a questo lavoro. Le questioni fondamentali in tema di lavoro domestico in Italia attualmente riguardano l’emersione del lavoro nero e la lotta allo sfruttamento, il riconoscimento sociale e l’affermazione piena di diritti come la malattia e la maternità. Tali obiettivi hanno trovato un riconoscimento normativo nella Convenzione internazionale sulle lavoratrici e i lavoratori domestici del 2011, adottata lo scorso giugno a Ginevra dall’Oil, l’Organizzazione internazionale del lavoro.
Ora Acli Colf chiede all’Italia, e in particolare al neo presidente del Consiglio Mario Monti, di procedere per ratificare al più presto questa Convenzione.
Al convegno il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio: "Il presidente della Repubblica – si legge nella nota – desidera esprimere il proprio vivo apprezzamento per l’iniziativa “Colf d’Italia. 150 anni di lavoro domestico per raccontare l’Italia che cura”, un convegno di particolare interesse che affronta aspetti importanti della nostra organizzazione sociale: l’equità e l’efficacia del nostro sistema di welfare e la garanzia di diritti per tutti quei lavoratori che contribuiscono in modo determinante a integrare le prestazioni dello stato sociale e a sostenere la rete di cura nel nostro Paese. Negli ultimi decenni, infatti, tali figure professionali sono state per lo più riscoperte da lavoratrici e lavoratori immigrati, troppo spesso impiegati in condizioni di tutela inadeguate. Nella gestione delle attività rivolte all’assistenza e alla cura sono coinvolte le famiglie, strutture pubbliche e iniziative di mercato. E’ perciò necessario un attento coordinamento che sappia conciliare equità ed efficienza".

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Pubblicato il: Lunedì, 21 Novembre 2011 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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