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Albino Mayom Kuel, un film sul primo richiedente asilo in Trentino

16/09/2019

"Venuto dal deserto, visse fra le montagne al servizio della comunità"

La storia di Albino Mayom Kuel, profugo dal Sudan in Italia negli anni 60, studente di medicina a Padova e poi per anni medico all'ospedale di Ala, ma anche consigliere e assessore comunale, è di quelle che non si dimenticano. Il docufilm presentato a Trento (16/9/2019), "Nero e bianco", scritto da Paolo Tessadri e prodotto dalla Fondazione Museo storico del Trentino, con il patrocinio della Provincia autonoma di Trento, dell'Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri, e dei comuni di Ala e Avio, contribuirà però a farla conoscere ad una platea più vasta. E questo è molto importante, perché le vicende individuali possono assumere un valore paradigmatico, possono contenere esempi e insegnamenti di valore più ampio. "La vita del dottor Kuel - ha detto il presidente della Provincia autonoma Maurizio Fugatti intervenendo alla presentazione per i media - è stata una vita spesa per gli altri, per una comunità che dal suo operato ha tratto un grande beneficio". Che questo medico, partito poverissimo dall'Africa per sfuggire a guerre e persecuzioni, si sia dedicato senza risparmio ai suoi pazienti, è un concetto espresso più volte nel film, attraverso le testimonianze di quanti lo hanno conosciuto, e anche dei suoi figli Miriam e Agostino.
Alla "prima" sono intervenuti il direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino Giuseppe Ferrandi, il presidente dell'Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Trento Marco Ioppi, il sindaco di Ala Claudio Soini, e il sindaco di Avio Federico Secchi.
Un esempio di integrazione perfettamente riuscita, quello di Kuel, anche se leggi e burocrazia ne hanno ostacolato il cammino. Ma il dottore "venuto dal deserto, che visse fra le montagne", come lo ha definito Tessadri, non ha mai risposto alle difficoltà con amarezza o risentimento: tutti ne ricordano il sorriso, la disponibilità, e naturalmente la preparazione, alimentata da continui studi (dovuti al suo desiderio di migliorare ma anche al fatto che perdendo lo status di borsista sarebbe dovuto rientrare in patria, essendo sprovvisto della cittadinanza italiana).
Ma quello del dottor Kuel è stato anche un esempio importante per la professione medica, ha sottolineato dal presidente dell'Ordine Ioppi: non potendo esercitare come specialista (anche se sarebbe stato un ottimo cardiochirurgo, ebbe a dichiarare il professor Francesco Furlanello, luminare nel campo delle aritmie), e prestando il suo servizio quindi perlopiù come medico di base, Kuel ha praticato realmente quella "trasversalità", quella prassi del confronto fra ambiti e discipline che, in epoca di specializzazioni sempre più spinte, rischia oggi di venire meno.
A quasi due anni dalla sua morte sindaci e semplici cittadini ricordano di lui soprattutto il non essersi mai tirato indietro, a costo di sacrificare il tempo per la famiglia, e la sua umanità, che a volte lo portava a commuoversi per il dolore o la perdita di qualche assistito.
Il film, che sarà proposto prossimamente al pubblico dal Museo storico e dai Comuni coinvolti, e che parteciperà a premi e concorsi, ci restituisce tutto questo, con un montaggio incalzante e poetico ad un tempo. E ci rammenta, come sottolineato da Ferrandi, che una piccola storia di vita può intercettare e riflettere problematiche che vanno al di là di essa.

GUARDA IL TRAILER DEL FILM

Comunicato dell'Ufficio Stampa PAT

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Pubblicato il: Lunedì, 16 Settembre 2019 - Ultima modifica: Venerdì, 20 Settembre 2019

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