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Agricoltura, immigrazione “strutturale”

15/07/2019

Ricerca del Crea: nelle aree montane e rurali i cittadini stranieri sono una componente fondamentale

“L’occupazione immigrata in agricoltura è un fenomeno in costante crescita nel nostro paese, sebbene con modalità diverse nelle varie Regioni. Nei contesti di montagna e nelle aree ad elevato grado di ruralità, le aziende agricole a conduzione familiare o di modeste dimensioni trovano spesso nel lavoro straniero una delle maniere per sopravvivere in contesti difficili, caratterizzati da stagionalità, basse remunerazioni e abbandono da parte degli autoctoni.”
Sono parole del Crea, il principale Ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari con personalità giuridica di diritto pubblico vigilato dal ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del Turismo. Il Crea ha realizzato uno studio intitolato “Il contributo dei lavoratori stranieri all’agricoltura italiana”, disponibile online. Accanto ad una macro-visione del sistema agricoltura italiano, vengono proposti dei focus regionali.
“L’esistenza di possibilità di inserimento lavorativo dovuta all’elevato potere di assorbimento del mercato del lavoro – afferma il Crea nel capitolo dedicato al Trentino-Alto Adige – ha contribuito a rendere il TAA una meta privilegiata dell’immigrazione proveniente sia dai paesi del Sud del mondo che dall’Europa dell’Est. Oggi in Trentino-Alto Adige l’apporto dato dai lavoratori immigrati costituisce un elemento strutturale dell’economia, specialmente in alcuni settori come il turistico-alberghiero, l’agricoltura, i servizi alla persona e l’edilizia. In alcuni di questi settori – aggiunge il Crea – si può sostenere che la crescita non sarebbe stata possibile senza il ricorso alla manodopera straniera, sia nella sua componente stagionale che in quella più stabile e radicata.

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Pubblicato il: Lunedì, 15 Luglio 2019

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