23/05/2016
I minori stranieri che sono diventati cittadini italiani sono cresciuti da 11mila nel 2011 a più di 50mila nel 20142G, la fotografia dell'Istat
Dal 1993 al 2014 in Italia sono nati quasi 971mila bambini appartenenti alla “seconda generazione” in senso stretto, ovvero nati in Italia, con una tendenza alla crescita che si è invertita negli ultimi due anni. Attualmente i nati in Italia rappresentano il 72,7 per cento dei ragazzi stranieri con meno di 18 anni: la quota è più elevata nella classe di età 0-5 e si riduce al crescere dell’età fino a toccare il minimo del 24 per cento nella classe di età 14-17 anni. Le differenze tra le diverse collettività sono sostanziali: la quota di nati in Italia sfiora l’89 per cento per la Cina e si abbassa sotto il 64 per cento nel caso di Moldova ed Egitto.
Questa la fotografia delle seconde generazioni di immigrati offerta dal rapporto 2016 sulla situazione del paese dell’Istat, l'Istituto italiano di statistica. Nel rapporto viene approfondita la “stratificazione” delle generazioni migratorie in Italia, secondo le categorie utilizzate da Rumbaut che sono state adattate alla realtà scolastica italiana. Pertanto, sono state individuate le seguenti generazioni migratorie frazionarie: nati in Italia; migrazione avvenuta prima della scuola primaria (tra 0 e 5 anni); migrazione avvenuta durante la scuola primaria (tra 6 e 10 anni); migrazione avvenuta dopo la scuola primaria (dopo gli 11 anni).
Secondo il rapporto, i minori che acquisiscono la cittadinanza per trasmissione dai genitori e coloro che, nati in Italia, al compimento del diciottesimo anno, scelgono la cittadinanza italiana sono aumentati in maniera costante e molto sostenuta: da circa 11 mila nel 2011 a più di 50 mila nel 2014. In quell’anno quasi la metà delle acquisizioni di cittadinanza ha riguardato persone con meno di 30 anni. I ragazzi diventati italiani nel 2014 rappresentano più del 4 per mille dell’intera popolazione residente in Italia tra 0 e 19 anni. Sono, inoltre, il 4 per cento della popolazione straniera della stessa età residente sul territorio italiano. Per quanto riguarda i ragazzi stranieri nati in Italia – la seconda generazione in senso stretto – la quota di persone che acquisiscono la cittadinanza italiana è molto elevata e crescente nel tempo. Rapportando ai nati stranieri in Italia il numero di acquisizioni di cittadinanza che si sono verificate per quelle generazioni, quasi l’88 per cento dei nati in Italia nel 1995 ha preso la cittadinanza italiana entro il 31 dicembre 2014.
Ma al di là della cittadinanza formale, qual è l’atteggiamento, il sentire dei ragazzi stranieri? Quanti di loro si sentono italiani?
L’indagine sull’integrazione delle seconde generazioni pubblicata nel rapporto Istat fa emergere una quota di ragazzi stranieri che si sentono italiani prossima al 38 per cento; il 33 per cento si sente straniero e poco più del 29 per cento non è in grado di rispondere alla domanda. Nella percezione dell’appartenenza gioca un ruolo non secondario l’età di ingresso in Italia. Tra i ragazzi arrivati dopo i 10 anni, si sente straniero più di uno su due, mentre solo il 17 per cento si sente italiano. Per i nati in Italia la percentuale di chi si sente straniero si riduce al 23,7 per cento, mentre sale al 47,5 per cento quella di coloro che si percepiscono italiani.
Le collettività dell’Asia e dell’America Latina sono quelle per le quali si registrano le quote più alte di ragazzi che si sentono stranieri: Cina 42,1 per cento, Ecuador 39,5 per cento, Perù 38,9 per cento e Filippine 38,4 per cento. Nel caso di Cina, Filippine ed Ecuador anche tra i nati in Italia sono pochi coloro che si sentono italiani. Al contrario, la quota di ragazzi che si sentono italiani è generalmente alta tra gli originari di un paese europeo. Per la Romania la quota di chi si sente italiano è particolarmente elevata (45,8 per cento), anche a fronte di un numero contenuto di acquisizioni di cittadinanza.