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Discriminazioni nello sport, primo rapporto dell'Osservatorio nazionale

01/11/2022

Prevalgono le discriminazioni riferite alle origini nazionali o “etniche”

“Il sessismo, l’abilismo, la xenofobia, l’antiziganismo, l’antisemitismo, l’islamofobia e il razzismo nello sport sono tutt’altro che fenomeni straordinari: coinvolgono trasversalmente lo sport professionistico e quello di base, le diverse discipline sportive, i campi, gli spalti, gli spogliatoi, i giocatori e i tifosi, gli arbitri e i dirigenti sportivi, gli stadi che ospitano le competizioni agonistiche più prestigiose e più seguite dal grande pubblico e i tornei sportivi territoriali meno noti.”
Lo afferma nel suo primo rapporto l’Osservatorio Nazionale contro le Discriminazioni nello Sport Mauro Valeri promosso da UNAR - Ufficio Nazionale contro le Discriminazioni Razziali in collaborazione con Lunaria APS e UISP APS - Unione Italiana Sport per Tutti. È stato monitorato il periodo tra il 1° giugno 2021 e il 30 giugno 2022.
Le forme in cui le discriminazioni si esprimono sono molteplici: le violenze fisiche e verbali più gravi sono la punta di un iceberg che nasconde pregiudizi, stereotipi, stigmatizzazioni e discriminazioni meno espliciti, spesso non riconosciuti come tali, oppure considerati “normali”, sminuiti e banalizzati.
“Le diverse forme di discriminazione – si legge nel rapporto – attraversano il mondo dello sport ma il nostro paese tende a rimuoverne le caratteristiche strutturali parlandone prevalentemente quando sono coinvolti atlete e atleti dei livelli sportivi più alti e, in particolare, coloro che praticano lo sport più diffuso e popolare: il calcio.”

I dati
Tra il 1° giugno 2021 e il 30 giugno 2022, l’Osservatorio ha documentato in totale 211 casi di discriminazione. Nel complesso, la gran parte dei casi è costituito da violenze verbali (86,3%), mentre le violenze fisiche (0,9%) sono residuali e risultano del tutto assenti danni a cose o a beni di proprietà. In media, su 13 mesi, sono stati documentati in ambito sportivo 16 casi di discriminazione al mese.
La distribuzione dei casi documentati per movente mostra una prevalenza delle discriminazioni compiute facendo riferimento alle origini nazionali o “etniche” (40,3%) o ai tratti somatici delle vittime (37,9%).
L’analisi della distribuzione regionale mostra una concentrazione (pari al 52,5%) in quattro regioni: Lombardia (16,1%), Lazio (15,6%), Veneto (10,9%) e Campania (9,6%). In Trentino-Alto Adige, nel periodo oggetto di analisi, si contano 7 casi, pari al 3,3% del totale, dati che pongono la regione circa a metà graduatoria.

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Pubblicato il: Martedì, 01 Novembre 2022 - Ultima modifica: Giovedì, 03 Novembre 2022

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