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Rimesse in Italia, studio della Fondazione Ismu

12/09/2019

Il denaro in entrata supera quello in uscita

Durante il 2017 l’Italia ha ricevuto 9,8 miliardi di dollari in rimesse dall’estero ma ne ha inviate verso l’estero in quantità minore: 9,3 miliardi. Questo trend “a vantaggio” dell’Italia dura da un triennio. È quanto rende noto la Fondazione ISMU secondo gli ultimi dati della World Bank. È chiaro – sottolinea ISMU -  che non si tratta solamente di rimesse di migranti e che i dati includano anche gli italiani temporaneamente all’estero (e gli stranieri temporaneamente in Italia).
L’inversione di tendenza sarebbe dovuta probabilmente sia ad una minore disponibilità economica della popolazione immigrata a causa della crisi sia al fatto che gli stranieri con maggiore anzianità migratoria hanno spostato il centro dei loro interessi, anche affettivi, dal Paese d’origine all’Italia, dove spendono e fanno investimenti economici. Inoltre non bisogna sottovalutare – spiega lo studio di ISMU – le maggiori, recenti emigrazioni dall’Italia sia di italiani sia di stranieri con cittadinanza italiana, che hanno senz’altro contribuito ad aumentare il flusso di rimesse verso il territorio nazionale.
In base alle stime della World Bank, lo Stato da cui partono più rimesse per l’Italia sono gli USA, seguiti da Germania, Francia e Canada. Per quanto riguarda le rimesse in uscita dall’Italia, i dati pongono al primo posto la Francia davanti a Romania e Cina, alle quali seguono Nigeria e Marocco.
Nel 2017, tra i 25 Paesi con maggiore numero di residenti in Italia, al primo posto per invio di rimesse dall’Italia verso l’estero si colloca la Nigeria con 478 dollari medi mensili pro-capite, davanti all’Egitto (219), alla Serbia (190), alla Cina e al Senegal (182 entrambi). Dallo studio emerge anche il basso valore relativo ai cittadini ucraini, prevalentemente donne con obiettivi migratori fortemente legati al lavoro d’assistenza domiciliare e di risparmio e rimesse verso il Paese d’origine. Secondo ISMU, se il dato sui nigeriani è fortemente incrementato da transazioni economiche, al contrario quello ucraino è sottostimato in assenza di contabilizzazione delle rimesse di tipo informale.

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Pubblicato il: Giovedì, 12 Settembre 2019 - Ultima modifica: Venerdì, 13 Settembre 2019

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