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“Radici a metà. Trent’anni di immigrazione romena in Italia”

21/12/2021

Sintesi del volume realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos con il sostegno dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”

La diaspora dei romeni nel mondo conta quasi 4 milioni di persone (3.987.093); il 53% è costituito da donne. Ogni 5 romeni, 4 vivono in patria e 1 vive all’estero (20,7% del totale). Dopo 30 anni di emigrazione romena, l’ampiezza raggiunta dai trasferimenti all’estero sta però provocando una carenza di risorse umane tanto nel settore pubblico quanto in quello privato dell’economia romena.
Sono solo alcune delle informazioni contenute nel volume intitolato “Radici a metà. Trent’anni di immigrazione romena in Italia”, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos con il sostegno dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”. La pubblicazione intende contribuire a inquadrare l’immigrazione romena in Italia in tutti i suoi aspetti.
Guardando al quadro europeo, i cittadini mobili nei 27 Paesi dell’UE (dopo la Brexit) sono 13,4 milioni secondo i dati Eurostat (2020). Sono rappresentati tra loro cittadini di tutte le età, ma in particolare si segnalano 2 milioni di minorenni.
Venendo al quadro in Italia, al 1° gennaio 2021 i dati definitivi Istat sulla popolazione straniera per cittadinanza di fonte censuaria descrivono la Romania ancora come la prima collettività, con 1.076.412 presenze, pari al 20,8% del totale degli stranieri. La riduzione registrata nell’ultimo biennio, chiarisce Istat, va attribuita essenzialmente alla sovra-copertura anagrafica emersa dall’integrazione dei segnali di vita diretti delle fonti amministrative, che di fatto ha comportato una perdita di quasi 70mila unità.
Alla presenza, crescente e distribuita sul territorio, si associano numerosi indicatori del progressivo inserimento dei cittadini romeni in Italia, imperniati tutti su un solido radicamento a livello familiare.

“Considerata l’estrema fluidità della diaspora romena – si legge nella sintesi del volume – è davvero difficile prevedere quali saranno le evoluzioni future dei flussi migratori dalla Romania verso l’Italia. Tuttavia, si conferma un processo di inserimento improrogabile, che parte dal basso e che prende piede nonostante la precarietà della presenza e del posto di lavoro e i rischi di discriminazione ed emarginazione, così come è avvenuto per gli albanesi nei primi anni ’90. Una parte importante della comunità si sente inclusa e pienamente accettata nella società italiana; il legame creatosi nel tempo ha reso l’Italia quasi una seconda patria, sentimento che è evidente soprattutto tra i giovani, per i quali è sostanzialmente impossibile definirsi interamente romeni o italiani. La complessità identitaria delle seconde generazioni, il sentirsi “mezzo e mezzo” nutrendosi e aprendosi a due radici socio-culturali, rappresenta un valore aggiunto nella odierna società globalizzata, nella quale il loro futuro difficilmente si giocherà solo in un orizzonte ristretto tra Italia e Romania.”

Leggi la sintesi del volume “Radici a metà. Trent’anni di immigrazione romena in Italia”

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Pubblicato il: Martedì, 21 Dicembre 2021

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