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Oltre 6 milioni di stranieri in Italia

01/03/2023

28° Rapporto ISMU; 6 migranti su 10 provengono da paesi terzi

Fondazione ISMU (Iniziative e studi sulla multietnicità) stima che al 1° gennaio 2022 gli stranieri presenti in Italia siano poco più di 6 milioni, 88mila in più rispetto alla stessa data del 2021. Il bilancio demografico del 2021 quindi mostra una moderata ripresa della crescita della popolazione straniera, tant’è che il rapporto tra il numero di cittadini stranieri che vivono in Italia e quello della popolazione “abitualmente dimorante” sul territorio italiano passa dal 9,88% dello scorso anno al 10,1% del 2022 (entrambi al 1° gennaio). L’insieme dei residenti segna una crescita modesta (+22mila) e gli irregolari registrano una moderata riduzione anche per gli effetti dell’“emersione 2020”. Gli irregolari costituiscono l’8,4% della presenza straniera complessiva.

Permessi di soggiorno
Nel 2021 sono stati rilasciati circa 242mila nuovi permessi di soggiorno, un valore più che doppio rispetto all’anno precedente (+127%), quando l’effetto Covid-19 aveva ridotto i flussi. I nuovi permessi concessi per motivi di asilo rappresentano il 12,8% (31mila) del totale nel corso dell’anno; quelli per motivi di lavoro – riconducibili all’emersione di persone già presenti irregolarmente – il 21% (51mila). Raddoppiano sia i permessi per studio (18mila, ma siamo sempre sotto il livello dell’epoca precovid), sia i permessi per motivi familiari (122mila).

Provenienze ed età
6 stranieri su 10 provengono da paesi terzi. Il numero di cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia al 1° gennaio 2022 è pari a 3 milioni e 562mila unità, circa 6 ogni 10 stranieri presenti (+5,6% rispetto all’anno precedente). L’età mediana per l’insieme dei presenti è di 36,3 anni e i maschi rappresentano il 51%. I cittadini non comunitari provengono per la maggior parte da Marocco (408mila), Albania (397mila), Cina (291mila), Ucraina (230mila).

Acquisizioni di cittadinanza
Nel corso del 2021 gli stranieri, compresi i cittadini UE, che hanno acquisito la cittadinanza italiana sono stati 121.457 (oltre 10mila in meno rispetto all’anno precedente), il 90% (pari a quasi 110mila) dei quali erano precedentemente cittadini non comunitari. Tale flessione potrebbe essere stata causata da rallentamenti burocratici dovuti alla pandemia. Il 41% delle acquisizioni tra i nuovi italiani provenienti da paesi terzi è avvenuta per residenza, l’11,9% per matrimonio, mentre tra le restanti “altre motivazioni” (47,1%) assume il consueto ruolo dominante la trasmissione dello status dai genitori ai figli minori.

Arrivi via mare e ingressi via terra
Gli arrivi via mare registrati sulle coste italiane nel 2022 sono stati 105.129 (+55,8% rispetto al 2021). Se il numero è indubbiamente in crescita, la loro composizione complessiva per cittadinanza è molto cambiata rispetto agli anni della crisi 2014-2017, quando – fatta eccezione per i flussi dalla Siria nel 2014 – a prevalere erano persone originarie dell’Africa sub-sahariana. Nel 2022 i maggiori flussi provengono da Egitto (20.542), Tunisia (18.148) e Bangladesh (14.982). Anche gli attraversamenti registrati alla frontiera terrestre, in particolare con la Slovenia, sono particolarmente consistenti: i dati più recenti parlano di circa 8mila ingressi tra l’inizio dell’anno e ottobre 2022.

Richieste d’asilo
Non tutti gli ingressi via mare si trasformano in richieste di asilo e parte delle richieste di asilo derivano a loro volta da canali di ingresso differenti dagli arrivi via mare (ingressi via terra, corridoi umanitari, ingressi alla frontiera aeroportuale, ingressi ai sensi del regolamento di Dublino). Il rinnovato flusso di ingressi ha però indubbiamente contribuito alla crescita delle richieste di asilo nel 2021 (53.609, + 98,8% rispetto al 2020).

Ucraini in Italia
Dei 230mila ucraini in Italia con regolare permesso di soggiorno al 1° gennaio 2022 la gran parte (81,2%) è soggiornante di lungo periodo. Ad essi si aggiunge il consistente numero di coloro che, nel corso di questi anni, hanno acquisito la cittadinanza italiana: 28mila al 1° gennaio 2021. I dati del Dipartimento della Protezione civile indicano un totale (in ulteriore aggiunta) di 172mila ucraini beneficiari di protezione temporanea in Italia al 24 febbraio 2023, con un forte aumento avvenuto soprattutto a maggio, quando in un mese sono passati da poco più di 17mila a quasi 54mila, e in generale oltre 115mila da inizio aprile fino a fine agosto. L’84% degli ucraini adulti beneficiari di protezione temporanea in Italia è di sesso femminile (circa 92mila) e i minorenni corrispondono al 36,1% (in totale circa 62mila). L’ultimo report mensile del Ministero del Lavoro segnala inoltre 5.042 minori stranieri ucraini non accompagnati in Italia al 1° gennaio 2023 (sono primi in graduatoria fra tutte le nazionalità e rappresentano più di un quarto del totale), di cui il 51% è di sesso femminile.

Lavoro
La pandemia ha segnato una battuta di arresto nel processo di rafforzamento del profilo multietnico del mercato del lavoro italiano, facendo per la prima volta registrare, tra il 2019 e il 2020, una riduzione sia degli immigrati attivi sia di quelli occupati. L’incidenza degli stranieri è pari all’11,2% sul totale degli occupati, al 16% sul totale delle persone in cerca di lavoro, e al 9,3% sugli inattivi.

Povertà
Nel 2021 la povertà assoluta interessa, secondo i dati Istat discussi all’interno del Rapporto ISMU, il 30,6% delle famiglie di soli stranieri: quasi quattro punti percentuali in più rispetto al dato, già decisamente preoccupante, rilevato nel 2020, e oltre 5 volte quello delle famiglie di soli italiani in povertà assoluta, ferme al 5,7%. La povertà relativa coinvolge il 9,2% delle famiglie di soli italiani, ma raggiunge ben il 32,2% di quelle di soli stranieri. Secondo ISMU, l’alta incidenza di famiglie immigrate in condizioni di povertà assoluta e relativa, anche tra gli stranieri regolarmente occupati, è la spia del diffondersi del lavoro “povero”, non più in grado di generare integrazione, ma che anzi produce disagio sociale e consolida una condizione di svantaggio strutturale che si trasmette alle nuove generazioni.

Scuola
Per la prima volta da circa 40 anni, nell’anno scolastico 2020/2021 si è verificata una diminuzione del numero degli alunni con background migratorio, che risultano essere circa 865mila con una flessione di 11.413 rispetto al precedente anno scolastico. Dato il costante declino numerico della popolazione scolastica italiana, la quota degli alunni con background migratorio rimane però pari al 10,3% del totale degli iscritti nelle scuole italiane. Nell’a.s. 2020/21 il 57,1% degli alunni non italiani presenti nel sistema di istruzione frequenta il primo ciclo. I nati in Italia rappresentano il 66,7% degli alunni con cittadinanza non italiana. Nell’a.s. 2020/21 il ritardo scolastico riguarda il 7,5% degli studenti italiani e quasi il 27% dei non italiani. Altro fenomeno che continua a essere preoccupante quando si tratta di studenti con background migratorio è l’abbandono precoce degli studi. Negli ultimi 10 anni si è ridotta la presenza degli alunni stranieri negli istituti professionali ed è aumentata circa in egual misura la presenza nei licei.

Salute
Nonostante i molteplici tentativi di promuovere a livello istituzionale un’integrazione sanitaria, una parte non trascurabile della popolazione immigrata, anche regolare, soprattutto di prima generazione, non ha lo stesso accesso potenziale dei cittadini italiani al servizio sanitario nazionale. Questo fa sì che la salute è una componente della vita dell’immigrato che viene trascurata per molteplici e diversi fattori di natura socio-culturale e socio-economica. Nel 2020, i parti di madri di cittadinanza non italiana erano il 21% del totale, in linea con lo stesso dato dell’anno precedente. Al momento del parto le madri straniere hanno in media 30,8 anni, contro i 33 delle italiane.

Religioni
ISMU stima che al 1° luglio 2022 i cristiani nel loro complesso rappresentino la maggioranza assoluta (53,1%) tra gli stranieri residenti in Italia, con una presenza di immigrati cattolici che si attesta al 17,1%. I musulmani invece da soli rappresentano il 29,4%, seguiti da buddisti (3,5%), induisti (2,1%), sikh (1,7%) e altre religioni (0,4%). Gli atei o agnostici si attestano al 9,9%, ovvero un migrante ogni 10. Passando ai valori assoluti – includendo nei conteggi anche i minori di qualsiasi età – si stima che i musulmani siano 1 milione e 539mila, i cristiani ortodossi 1 milione e 524mila e i cattolici 898mila.

28° Rapporto ISMU sulle migrazioni

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Pubblicato il: Mercoledì, 01 Marzo 2023 - Ultima modifica: Giovedì, 02 Marzo 2023

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