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Lavoro domestico in Italia, la fotografia aggiornata

18/02/2022

L’analisi dettagliata del settore nel 3° Rapporto annuale dell’Associazione Domina

I lavoratori domestici in Italia sono oltre 920 mila, in aumento rispetto all’anno precedente (+7,5%). Si tratta di un settore caratterizzato da una forte presenza straniera (68,8% del totale), soprattutto dell’Est Europa e da una prevalenza femminile (87,6%), anche se negli ultimi anni si è registrato un aumento sia degli uomini che della componente italiana. I dati emergono dal 3° Rapporto annuale di Domina , Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico.
Dai dati INPS è possibile analizzare alcune caratteristiche dei lavoratori domestici. Tra i 920 mila lavoratori, si ha una netta prevalenza di donne (87,6%). Per quanto riguarda la provenienza, il 48,5% viene da Paesi non UE e il 20,3% da Paesi UE (complessivamente gli stranieri rappresentano poco meno del 70%), mentre gli italiani rappresentano il 31,2%.

Lavoro nero
Una delle principali criticità del settore – si legge nel Rapporto – rimane il lavoro nero. Dai dati ISTAT emerge infatti come il lavoro domestico sia nettamente al comando della classifica dei settori con il più alto tasso di irregolarità, ovvero la maggiore presenza di “lavoro nero”. I dati aggiornati al 2019 evidenziano infatti per il lavoro domestico un tasso di irregolarità pari al 57,0%, ben al di sopra rispetto alla media di tutti i settori (12,6%). Ciò significa che i 920 mila lavoratori registrati all’INPS rappresentano meno della metà del totale, che supera dunque 2,1 milioni.

Datori di lavoro domestico
I datori di lavoro nel 2020 risultano oltre 992 mila (108 ogni 100 lavoratori), in aumento rispetto all’anno precedente (+8,5%). Anche in questo caso va considerata la componente irregolare, per cui si può stimare un totale di 2,3 milioni di datori di lavoro domestico e 4,5 milioni di persone complessivamente coinvolte. Numeri - prosegue il Rapporto Domina – che peraltro sono destinati a crescere, visto l’inverno demografico ormai inarrestabile che determina un aumento costante della popolazione anziana. Per quanto riguarda la nazionalità del datore di lavoro, il 94,9% è italiano. Gli stranieri comunitari rappresentano il 2,4%, mentre i non UE il 2,6%. Le donne rappresentano il 57,1% dei datori di lavoro, anche se nell’ultimo anno gli uomini hanno registrato un aumento lievemente maggiore (+9,4%, contro +7,8% delle donne).

Effetto Covid
Osservando la dinamica mensile dei rapporti di lavoro, nel 2020 le assunzioni hanno superato i licenziamenti di quasi 124 mila unità, mentre l’anno precedente il saldo era pari solo a 15 mila. In particolare, andando ad esaminare i dati mese per mese, si evidenzia come le assunzioni abbiano registrato un picco nel mese di marzo (primo “lockdown”) e nei mesi di ottobre e novembre (nuove restrizioni anti-Covid e primi effetti della regolarizzazione dei lavoratori stranieri).

Impatto economico e fiscale
L’impegno dei datori di lavoro domestico si traduce inevitabilmente in un risparmio per le casse pubbliche, rendendo di fatto le famiglie veri e propri attori di welfare. Per la retribuzione dei lavoratori domestici regolari, le famiglie italiane nel 2020 hanno speso circa 5,8 miliardi, ai quali vanno poi aggiunti contributi (1,0 miliardi) e TFR (0,4 miliardi), per un totale di 7,2 miliardi per la sola componente regolare. Considerando anche la spesa per la componente irregolare (naturalmente solo la retribuzione), si ottiene un volume complessivo di 14,9 miliardi spesi dalle famiglie per la gestione dei lavoratori domestici. Questa spesa determina per lo Stato un risparmio di 11,6 miliardi (0,7% del PIL). Nel 2020, il Valore aggiunto prodotto dalla “attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico” è pari a 16,2 miliardi, in diminuzione a causa dell’emergenza COVID 19.

Lavoro domestico, i dati del Trentino-Alto Adige

Per approfondire: 3° Rapporto annuale Domina

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Pubblicato il: Venerdì, 18 Febbraio 2022 - Ultima modifica: Venerdì, 25 Febbraio 2022

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